Quello di Gezi non è stato solo un movimento di protesta. È stata anche un’adunata spontanea dalla quale sono nati gesti solidali, fantasiosi, umoristici, e perfino performance artistiche. Si è creata, da subito, una sorta di “creatività estetica” del movimento che ne è diventata la narrazione, il registro specifico. L’immaginazione, insieme al il taglio romantico e artistico della protesta, l’ha distinta dai movimenti di piazza del resto del mondo, specialmente da quelli della primavera araba a cui spesso la protesta di Gezi è stata accostata.
Ci sono stati momenti difficili da dimenticare per il loro impatto suggestivo e per il messaggio forte che hanno incarnato. Come, ad esempio, la danza sufi di alcuni manifestanti , che sul volto indossavano una maschera antigas.
Per molto tempo in Turchia i sufi sono stati considerati eretici. Nel 1925 le loro tekke (i monasteri in cui i sufi celebrano la sacra danza rituale, il sema) sono state chiuse da Atatürk che ha messo al bando le confraternite durante il processo di modernizzazione laica della Turchia. Ovviamente, neanche in quei periodi i sufi non hanno smesso mai di danzare insieme al suono del ney e della musica rituale.
In seguito riammessi, i dervisci rotanti da sempre hanno sempre esercitato, con il loro misticismo, un’enorme influenza in tutto il mondo. Malgrado le proibizioni dell’Islam sulla musica e sulla danza, i dervisci rotanti hanno fatto di questi strumenti la chiave per aprire la porta verso la comunione con Dio.
I sufi rappresentano il cuore mistico dell’Islam, e incantano, da sempre, generazioni di tutto il mondo.
Chi segue le tracce di Rumi, il poeta persiano che nel medioevo scrisse: “ Io non sono né cristiano né ebreo, / né zoroastriano né musulmano “ affermando che il vero Dio, uguale per tutti, si trova solo nel centro del cuore, finisce sempre in Turchia, la terra in cui Rumi visse e fondò l’ordine Mevlevi, trasmettendo il particolare tipo di danza che conosciamo come sema.
Rumi è uno dei simboli, dunque, della Turchia.
Ed ecco che a Gezi Park questo simbolo si trasforma, viene ripreso e diventa lotta contro il sistema, in un curioso gioco di rimbalzi e rimandi.
Rumi rappresenta l’anelito alla pace, alla tolleranza, è l’uomo del cuore che detesta ogni confine e potere: “Il mio cuore è divenuto capace di accogliere ogni forma / è un pascolo per le gazzelle, / un convento per i monaci cristiani / è un tempio per gli idoli,
è la Ka’ba del pellegrino / è le tavole della Torah, è il libro del Sacro Corano. / Io seguo la Religione dell’amore, / quale mai sia la strada/ che prende la sua carovana: / questo è il mio credo e fede”. A suo modo, è un ribelle anche lui, secondo le valenze che i manifestanti attribuito alla rivolta.
E allora il sema compare fra i manifestanti per sbeffeggiare il potere.
Non è facile, da eseguire, questa danza rotante. Ci vuole una tecnica particolare per permettere a un uomo di ruotare velocemente su stesso, usando uno de piedi come perno, mantenendo l’equilibrio, anche per lungo tempo. I sufi sono capaci di ruotare, ruotare e ruotare per molto tempo, senza accennare a scomporsi. Questa rotazione rappresenta la danza dell’universo, in cui il “centro di gravità permanente” si trova nel segreto del cuore.
Ma non sono solo i sufi a saper danzare così, oggi. Molti hanno imparato la loro danza e la usano durante gli spettacoli per i turisti (che poco hanno a che vedere, in realtà, con l’intento mistico della danza originale). Altri ancora, la imparano semplicemente perché si appassionano.
Non sapremo mai chi fossero a Gezi Park e a Taksim questi “sufi” sbocciati qua e là, come fiori, in mezzo alla folla oceanica di manifestanti. Alcuni vestiti di nero, altri con una gonna colorata, che richiama la tipica gonna dei dervisci, che durante la danza si solleva in continuazione formando onde particolarmente affascinanti. Non sapremo mai chi fossero, questi danzatori mascherati, ma, sicuramente,rimarranno nella memoria collettiva legata alla rivolta.
Hanno danzato contro il potere, lo hanno ridicolizzato indossando la maschera a gas. Ne hanno annullato la forza attraverso la musica e il ballo.
E quelle immagini sono ancora vive in chi ha partecipato alle proteste.
I manifestanti hanno usato di simboli ai quali hanno dato nuovo significati, appropriandosene. Hanno fatto vedere al mondo intero come agli attacchi della polizia si possa reagire usando l’arte e l’immaginazione.
Esattamente come hanno fatto con il termine çapulçu, “vandalo”, usato dal premier in modo offensivo e da loro trasportato in un altro campo semantico che lo dotava di un nuovo significato, legato all’orgoglio di una partecipazione democratica, di una resistenza contro l’abuso e l’ingiustizia.
L’umorismo ha sempre pervaso quelle giornate, ha sempre caratterizzato ogni evento legato a Gezi Park.
Non a caso, durante le proteste, hanno cominciato a circolare manifesti divertenti che invitavano i turisti a non rinunciare alla visita della città.
Questo è uno di quei manifesti:
Alcune buone ragioni per visitare Istanbul proprio adesso
L’intera città è circondata dall’arte. Ci sono migliaia di persone che fissano un palazzo in silenzio (il riferimento è agli “standing man”, gli attivisti che si fermavano in piazza e rimanevano lì, in silenzio, immobili, per molte ore. Un simbolo di non violenza, di reazione pacifica)
È piena di sorprese, un “must” per ogni vacanza fantastica. Un momento la polizia picchia i giornalisti, il momento dopo legge Tolstoj (qui ci si riferisce ai manifestanti che occupavano il parco leggendo libri, e invitando i poliziotti a fare altrettanto)
È abbastanza vuota: è un buon affare. Il consiglio è il Divan Hotel: staff compassionevole, bella location ed eccellenti agevolazioni mediche (nei giorni di Gezi, il turismo ha avuto un crollo dovuto alla paura della rivolta. Il Divan Hotel durante gli attacchi più violenti ha ospitato i manifestanti che all’interno sono stati anche curati: a un certo punto, la polizia è intervenuta anche nell’hotel attaccando con gas lacrimogeni e manganelli)
Ha l’unico parco pubblico al mondo in cui non si può entrare (Gezi park è stato chiuso per diversi giorni, impedendo a chiunque l’accesso)
Ogni sera, alle nove, la più grande orchestra al mondo di percussione celebra l’Opera per Tayyp, un medley cacofonico (qui si gioca con il fatto che nelle cas i cittadini protestavano sbattendo fra loro pentole, cucchiai e altri oggetti domestici)
Il governo offre tour gratuiti della città fino a Kazlıçeşme. Se volete andare in qualunque altro luogo, potete ottenere biglietti per un posto in prima fila al Gas Festival (il 16 giugno Erdogan ha indetto una manifestazione: quella mattina decine di autobus del comune hanno portato i cittadini fino al quartiere perferico di Kazlıçeşme, il luogo in cui è avvenuta. L’alternativa era il “Gas Festival”, festa particolare riservata a chi invece si oppone al governo)
Il manifesto termina con un invito: “I turchi sono uno dei popoli più coraggiosi, gentili, creativi che esistono al mondo. Potreste imparare un paio di cose da loro, durante il vostro soggiorno”. Verissimo. Potete scommetterci.
video di uno degli attivisti che danzano