Il sogno di tutti, il raggiungimento di pochi, a quanto sembra.
Eppure se si è bravi, veloci, e si hanno idee, questo settore, a cavallo di mutamenti epocali, fra crisi, carta e ebook, offre ancora la possibilità di un lavoro.
Ma il redattore deve essere eclettico, trasversale. Paradossalmente, serve meno una preparazione “super specializzata” in un aspetto solo del lavoro editoriale (la correzione di bozze, ad esempio) a favore invece di competenze trasversali, di contaminazioni tra il lavoro sui testi altrui e la propria scrittura, di un pensare eclettico che ragiona anche in termini imprenditoriali e aziendali.
La redazione in azienda non va mai sottovalutata: è un settore che ha continuamente bisogno i consulenze su testi, cataloghi editoriali, siti, ecc. E qui si pone l’altro aspetto cruciale: abbandonare l’idea del posto fisso per lavorare in proprio, come free lance, ma soprattutto per organizzare un “coworking” per quanto riguarda le idee e il loro sviluppo in progetti.
Il consulente editoriale che sa fare schede di valutazione, correggere bozze, editare testi ma anche fare titoli, scrivere recensioni e quarte, cimentarsi con articoli e contenuti in un mondo sempre più “social” riesce davvero a fare la differenza.
Non mi stanco mai di ripeterlo ai miei allievi.
Specialmente nei prossimi anni, lavorare in editoria sarà veramente interessante. A patto di saper affrontare i cambiamenti richiesti. La velocità, la trasversalità, la familiarità con più tecniche e aree professionali aiuterà moltissimo chi vuole lavorare con i libri ma soprattutto con le parole, con l’arte della narrazione.
.Personalmente, avevo iniziato come giornalista in una rivista letteraria, poi la vita mi ha portato a dirigere un’agenzia letteraria, Il Segnalibro, dandomi l’opportunità di spaziare dalla comunicazione al sito, dalla gestione degli editor alla programmazione e direzione dei corsi. Ho lavorato come editor, consulente, copywriter. Sempre tra i libri e il giornalismo, passando anche attraverso le aziende.
La mia storia mi porta a trasmettere ai giovani gli strumenti per saper fare più cose. Perché aumentano le occasioni. E, si sa, vanno sempre prese al volo.
Francesca Pacini