L’Italia sta vivendo un momento di crisi enorme. Crisi politica, sociale, economica. Come in tutti i momenti di crisi, aumentano le difficoltà e occorre reinventarsi, trovare soluzioni, modellare strade nuove.
Anche la formazione dovrebbe cambiare. Spesso, purtroppo, rimane però ancorata a vecchi schemi e modelli, ormai superati, che riguardano una visione rigida e “tradizionalista” di un mestiere che in realtà cambia con il cambiare di una realtà certamente più fragile ma anche soggetta a mutamenti che diventano sfide, opportunità.
Il redattore cambia, insomma.
Così come cambiano i mestieri collegati a questa figura. La carta, e la casa editrice, non sono più le uniche risorse, le destinazioni alle quali deve rivolgersi chi vuole fare di una passione un mestiere.
Internet e le nuove tecnologie offrono spazi differenti, con i quali la carta deve misurarsi.
E poi ci sono le aziende, le associazioni, le istituzioni che hanno bisogno di figure competenti che lavorano con la parola, intorno alla parola e dentro la parola.
Il redattore che sa scrivere, che sa costruire contenuti oltre che “sistemarli”, correggerli, editarli, prepararli per la pubblicazione, diventa una vera risorsa, specialmente al tempo dei social, in cui si scrive tantissimo e si comunica al resto del mondo attraverso Facebook o i cinguettii di Twitter elogio, questi ultimi, di una sintesi a volte necessaria.
Scrivere bene, e scrivere cose non banali, è un vero e proprio impegno professionale che va a integrare le competenze “classiche” dandoci l’opportunità di lavorare di più, e meglio.
Non tutti sono disposti a tentare la via della scrittura come integrazione.
E invece è una via che offre una moltitudine di possibilità.
Alcuni allievi hanno imparato a lavorare come copy per aziende e altre realtà professionali.
Io stessa lo faccio. Perché mi piace, perché mi diverto. Perché se passassi il tempo solo a editare e correggere bozze ne soffrirei.
Certo, sono giornalista, e dunque ho dimestichezza con la scrittura. Ma da subito la vita di redazione di una casa editrice, poi di un’agenzia letteraria, ha affiancato e integrato il mestiere del giornalismo, il mio modo di viverlo.
Sono proprio le tecniche del giornalismo a venirci incontro, insieme, ovviamente, a un’assidua, appassionata frequentazione con la lettura.
Per questo, quando insegno, trasferisco agli allievi anche gli strumenti che riguardano il giornalismo. Velocità, agilità, ritmo, capacità di sintesi e di approfondimento.
Sono elementi importantissimi che il redattore deve acquisire, e trasferire, se riesce, anche nella scrittura.
Perché più cose sappiamo fare, più diventeremo preziosi in contesti che spesso non possono permettersi più figure professionali.
La nostra “copertura” (che, intendiamoci, non deve diventare una “manovalanza” che non ci spetta, come accade purtroppo nel mondo degli stage, diventati un vero e proprio business… per chi li offre) ci permette di fare la differenza.
Il consiglio quindi è quello di imparare, sperimentare, cercando di acquisire gli strumenti necessari anche per la scrittura. La nostra, non quella degli altri sui cui comunque lavoreremo, intervenendo.
Giorni fa una ex allieva mi ha scritto entusiasta, raccontandomi di aver potuto mettere in atto questi consigli nell’azienda in cui lavora attraverso un resoconto scritto (e scritto molto bene) che riguardava i punti di forza e di debolezza del posto in cui lavora. Ci ha messo competenza e creatività. E ha mostrato di saper pensare e scrivere.
Il suo “reportage” è così finito ai “piani alti”, segnalato dal manager che aveva chiesto ai dipendenti queste osservazioni.
A breve, mi farà sapere se la cosa ha generato altri frutti.
Ma rimane il fatto che questa esperienza ha rinforzato la sua convinzione sulle opportunità che nascono dal saper usare le parole in un certo modo, titoli compresi.
Ecco, è quello che intendo io. Gli anglosassoni dicono “think out the box”.
Mi piace immaginare questa scatola chiusa che si apre per far fuggire un immaginario cervello pensante che se ne va altrove, in spazi inediti, aperti, senza confini, e lì trova piccolo tesori che non aveva neanche potuto immaginare.
Think out the box. Questo deve fare chi vuole fare il redattore oggi.
Il box, la scatola, è il mondo tradizionale, imprevedibile, affollato e inflazionato.
Dobbiamo uscire fuori e avventurarci in nuovi confini. Andare a cercare i contesti in cui sarà necessaria la nostra competenza.
E questa competenza passa anche attraverso la nostra scrittura.
Torneremo presto su questo argomento.