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Carta canta. E vince.

Carta canta. E vince.

Sono nata in mezzo alla carta. Mio nonno aveva una libreria, la prima libreria della città. Lì ho passato moltissimo tempo, con il naso infilato nei libri per bambini. Che con il tempo sono diventati libri per adolescenti, poi per adulti. Com'è che diceva quella canzone? Certi amori non passano mai.

Esistono, e resistono.

Poi la carta è diventata anche quella usata per scrivere. Scrivevo di tutto. Diari, bozze di libri, poesie (Dio come sono banale, chi non ha scritto poesie? Eppure sono convinta che scrivere poesie sia come cantare alla luna... si fa per una naturale inclinazione del sentimento)

Ho amato la carta, odiato la carta. Quanti fogli strappati, gettati. Quanti diari nascosti dagli occhi lunghi di mia madre.

E anche quando ho iniziato a usare il computer la carta è sempre rimasta lì.

Con il suo profumo.

La sua consistenza.

Il suo spessore, la ruvidezza.

In un mondo sempre più digitale la carta rimane uno degli ultimi avamposti dei sognatori.

Di quelli a cui piace il giallo che colora il tempo, che amano le foglie in voli autunnali e la pioggia come coperta.

La carta esiste da sempre, immagino spesso quell'uomo che ha spostato la mano dall'incisione su pietra all'inchiostro delle pergamene (la ceralacca, con il suo rosso fiammante, è uno dei sigilli più belli).

Si, è scomoda. Molto scomoda. Computer e cellulari rendono tutto facile ma sono anche complici della scomparsa della calligrafia, che non è solo esecuzione nella materia ma luogo dell'anima.

Basta pensare alla calligrafia araba e ai molteplici significati filosofici, poetici  e metaforici che questa contiene.

Invece oggi con le nostre dita digitiamo tutto. Non scriviamo più. Non usiamo più la carta.

Anche la lettura vive il pericolo dell'oblio, incalzata da video e frasi sempre più strette, succinte,  che si infilano come un cammello nella cruna dell'ago.

Perché la lettura e la carta sono amiche, complici. E pure amanti.

Stanno scomparendo insieme. Non è più l’era dei cantastorie, assassinati dagli influencer che usano lo strumento dell’emozione come un bancomat per fare soldi.

Eppure in questo scempio ancora oggi la carta vince. Specialmente quando tutto scompare, inghiottito dal malfunzionamento dei nostri mezzi digitali, da un hacker, o perfino dalla banale mancanza di salvataggio di un file.

Ecco che allora la vecchia carta canta ancora più forte perché solo lei può testimoniare.

Canta, canta più forte. E vince.

 

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