Sono sempre stata una mucca viola, ma non lo sapevo. In Italia sono stata la prima a ideare i corsi per redattori in casa editrice, con la formula dello stage. Era l’anno 2000. Stanca di formare gli editor e i consulenti nell’agenzia letteraria che guidavo (Il Segnalibro), lamentando l’assenza di una formazione professionale, magari universitaria (anche se sono una nota ribelle dell’accademismo proprio per la distanza fra mondo dello studio e mondo del lavoro). Mi sono trovata così a pensare che, se non esisteva quello di cui avevo bisogno, potevo realizzarlo io. E così ho progettato il corso esattamente così come lo avrei desiderato. Ho chiamato editori e redattori, trovato case editrici per permettere agli allievi più brillanti di fare uno stage. Avrei scelto anche per l’agenzia l’allievo più adatto . Il corso aveva un taglio estremamente pratico. Ovviamente ho tenuto per me il numero principale delle lezioni, fra pratica e teoria, perché insegnare è sempre stato una passione. Avevo già partecipato al corso di giornalismo della redazione di Storie, rivista letteraria molto apprezzata, ed ero diventata caporedattore. Adesso potevo disegnare la formazione esattamente così come l’avrei voluta.
Non esisteva una teoria della scheda di valutazione, e l’ho creata. Non esisteva una teoria dell’editing, e l’ho creata ( e pubblicata successivamente anche nel sito il Mestiere di Scrivere). All’inizio erano tutti stupiti, era un progetto pionieristico.
Il successo è stato enorme. E da lì è partito il copia e incolla che ancora oggi imperversa. Dalle strutture più accreditate agli improvvisati, il corso di editoria è stato replicato ovunque, da Milano a Napoli.
Già, perché essere una mucca viola vuol dire anche vedersi copiati di sana pianta, addirittura anche nel modo di esprimersi. Insomma, sono stata una “influencer” senza saperlo! Purtroppo l’arrembaggio di massa ha squalificato la qualità, gli stage si sono spesso trasformati in reclutaggio di manovalanza gratis. Mi sono così disamorata del progetto inziale e ho apportato modifiche che, del resto, sono attinenti alla mia professione che non mi confina solo nelle case editrici.
Resta un po’ di tristezza nel constatare come l’assenza di creatività, e di idee, sia un vero tarlo in questo paese. Il web, con la facilità nel copiare, fa poi il resto.
Di una cosa sono sicura però: i progetti si copiano, ma la creatività no. In quel senso, oserei dire che “si nasce imparati”. Anzi, “ si nasce ispirati”.
Terminato un progetto, ne avevo già tanti altri da realizzare!